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Come tutto è cominciato. Tesi di Strasburgo

Mar 15, 2024

Se, dunque, siamo stati sconfitti, non abbiamo nient’altro da fare che ricominciare da capo. Il periodo di riposo che ci è stato concesso tra la fine del primo e l’inizio del secondo atto del movimento ci dà fortunatamente il tempo per una parte veramente necessaria del nostro compito: la ricerca delle cause che hanno irresistibilmente innescato l’ultima rivolta e allo stesso tempo hanno portato al suo fallimento.

Engels, Rivoluzione e contro-rivoluzione in Germania

(1851)

1 –

Questa società non ha trovato, nel suo collasso interiore, migliore scherzo da fare ai suoi avversari che quello di prendere in prestito da loro la sua nuova moralità di rimpiazzo. All’ultimo stadio del nichilismo, è dunque nel lessico dell’ecologia, del femminismo e dell’antirazzismo che si esprimerà l’oppressione. I fascisti hanno gioco facile, di rimando, nel presentarsi come i veri partigiani della libertà, della democrazia, dell’alternativa contro-egemonica e, per finire, della rivoluzione.

2 –

Ecco arrivato il tempo del femminismo Barbie e della sinistra Pfizer, degli anarchici pro-censura e degli autonomi pro-Nato, dell’orizzontalismo autoritario, del nucleare verde e dello stalinismo vaccinale, dei bombardamenti per i diritti LGBTQIA+ e dell’antipapa – il papa che, in materia di migranti, di ecologia, di critica del capitalismo, di guerra o di gerarchia, rinvia il “gauchisme” alla sua inanità, rinviandolo così alla sua origine.

3 –

Non vi è nulla di più serio, e di più seriamente contemporaneo, che la teologia. L’ignoranza teologica è ciò che permette a quest’ultima di perpetrare il suo regno, sotto le vesti della politica, dell’economia, della scienza, della filosofia, di letteratura come di vita quotidiana. Per superare la teologia, bisognerà superare l’ignoranza in merito ad essa. Atei, ancora uno sforzo per diventare rivoluzionari!

4 –

“Oggi assistiamo a una vera e propria mania di consacrazione del femminismo, con la società che si spinge fino a un atteggiamento di promozione… i modi sono molteplici e subdoli e, anche senza volerlo, si rischia di finirci dentro e di farsi intrappolare. Il bisogno di riconoscimento proprio delle donne si trova sollecitato da un clima di interesse e di opportunità pratiche. La società è arrivata ad accettare le premesse del femminismo senza cogliere l’evoluzione che chiarisce queste stesse premesse. Essa vede nel femminismo un’ideologia, o per dirlo altrimenti un potere, e in quanto tale lo rispetta perché esso conferma – invece di metterlo in crisi – ciò che vogliamo al contrario sovvertire” (Carla Lonzi)

5 –

“Il grande pericolo sarebbe sostituire al mito delle classi operaie portatrici dell’avvenire dei valori, quello di una difesa dell’ambiente, di una salvaguardia della biosfera che potrebbe assumere un carattere altrettanto totalizzante, totalitario […] l’industria non chiede di meglio che utilizzare il movimento ecologista come ha utilizzato il movimento sindacale per la sua propria strutturazione del campo sociale […] il movimento ecologista dovrebbe, a parer mio, preoccuparsi innanzitutto della sua propria ecologia sociale e mentale” (Felix Guattari, Chimères)

6 –

Il movimento operario è stato sconfitto per avere criticato la società borghese con il suo stesso linguaggio – quello dell’economia. Troviamo oggi dei pazzoidi che hanno la pretesa di sfidare la società cibernetica con il suo stesso linguaggio – quello dell’ecologia. Se questa società rivolge a quegli attivisti uno sguardo così benevolo, è perché intendono condurci nuovamente verso una simile sconfitta.

7 –

Lo scrittore di fantascienza ecologista Kim Stabley Robinson, ha dichiarato recentemente: “incontro molti tecnocrati, ce ne sono alcuni a cui piacerebbe vedere più attivismo. (…) Tra i tecnocrati, gli attivisti e le azioni di massa dei cittadini, sono possibili sinergie e alleanze”. Nessuno si allea con chi è più forte senza rendersi, consciamente o meno, suo vassallo. Agire governati dal proprio inconscio non ha, tuttavia, mai costituito una scusa.

8 –

Gli attivisti dell’ecologia stanno esaurendo le ultime risorse soggettive mobilitandole in pura perdita contro coloro che stanno “esaurendo le risorse naturali”. Proprio come i loro nemici, non si preoccupano affatto del modo con il quale risorse così preziose – di coraggio, d’entusiasmo, di fiducia, di saperi– si formano e si ricostituiscono. È in quantoestrattivisti a loro modo che aspirano ad essere riconosciuti come interlocutori di pari livello dall’altra mafia dell’estr/attivismo.

9 –

L’ecologia è il nome di un problema, in nessun caso di una soluzione. Quando è una civilizzazione a fallire, quando è, dunque, il modo in cui i nostri problemi sono configurati a divenire esso stesso problematico, non vi è “soluzione” da nessuna parte. “Gli ecologisti ci insegnano perché e come è in gioco l’avvenire dell’uomo. Ma è all’uomo e non all’ecologista che appartiene la decisione sul proprio avvenire” (G.Canguilhem, La question de l’ecologie, 1973)

10 –

Il discorso del progresso ha permesso al Capitale di superare ogni resistenza interna alle devastazioni che implicava la modernizzazione. La sua funzione non operava tanto sul piano della legittimazione quanto su quello della disinibizione. Serviva meno a scopi di convincimento esterno che interno. Il suo rendimento è oramai quasi nullo, se non negativo. Se lo giudicassimo dai suoi risultati, nessuno potrebbe più credere al progresso. Paradossalmente è al discorso ecologista che ha passato il testimone. Con la sua bioeconomia e il suo green new deal, è nell’ecologia che il capitale trova oramai la forza di continuare a fare ciò che ha sempre fatto – sfruttare, devastare, massacrare, produrre. Il discorso ecologista non è ciò nonostante cui tutto procede come prima, ma ciò che autorizza il perpetrarsi del business as usual e lo sprofondare del disastro. È dunque in nome dell’ecologia che avremo, in futuro, le biotecnologie, il nucleare e la geo-ingegneria.

11 –

L’ultimo mezzo trovato per far tacere le donne è di autorizzarle a parlare solo in quanto “Noi, le donne”. L’antifemminismo si compie come femminismo esattamente nello stesso modo in cui l’anti-ecologismo si compie come ecologismo.

12 –

Lo stato sociale presente è uno stato allucinatorio. Le categorie della psicopatologia sono divenute le migliori categorie dell’analisi politica; basta andarle a cercare altrove che nel DSM1. Il regno puramente orwelliano della menzogna in ogni cosa non è un male, ma una malattia.

12bis-

Il nichilismo contemporaneo è l’espressione esistenziale di questa situazione materiale ordinaria: uno stato di dipendenza onnilaterale dalle infrastrutture del Capitale. Non è mai salutare lasciare la propria vita, giorno dopo giorno, nelle mani del proprio carnefice.

13 –

Il sintomo è la via d’uscita di uno stato di sofferenza senza via d’uscita. Colui che non riesce a trovare da nessuna parte, nella Storia che gli viene raccontata, il filo che conduce al mondo in cui è nato, non può trovare il filo della propria vita. “I padri hanno mangiato uva verde, e i denti dei figli si sono allegati.”

14 –

Ci sono quelli che fanno la storia, e quelli che la raccontano. Coloro che fanno la storia sanno che chi la racconta mente, ma questa menzogna è anche la condizione per continuare a farla, senza intoppi.

15 –

“Sono stati dei militari russi, nella Russia sovietica, che hanno insegnato ai tedeschi la tattica della guerra coi carri armati, grazie alla quale sottomisero la Francia durante la Seconda guerra mondiale; sono stati ugualmente dei quadri sovietici a istruire i primi piloti d’assalto tedeschi, i quali rappresentarono una grande sorpresa all’inizio dello stesso conflitto” (Franz Jung, Il cammino verso il basso). Nell’agosto del 1936, quindi dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, la totalità del comitato centrale del partito comunista italiano firmò un appello “per la salvezza dell’Italia e la riconciliazione del popolo italiano” vi si legge: “i comunisti adottano il programma fascista del 1919, il quale è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori, e vi dicono: lottiamo insieme per la realizzazione di questo programma.” Fate i conti con questo!

16 –

Mai così pochi esseri hanno parlato a proprio nome come in questa società del narcisismo generalizzato. È attraverso l’ego che l’incantesimo sociale ti tiene. Operare al di là dell’ego non costituisce in alcun modo una ingiunzione morale, ma una condizione strategica.

17 –

In fondo, l’attivismo è di natura essenzialmente terapeutica. Mettendo da parte i brusii mediatici passeggeri che può occasionare, non ha altra efficacia che permettere all’attivista di “sentirsi meglio con sé stesso”, procurandogli il sentimento distintivo di non essere “come tutti gli altri” – diverso da questa massa passiva di abbrutiti e di stronzi anestetizzati. Nell’attivista, la pretesa di agire “per gli altri”, “Per il pianeta”, “per il bene”, non è che una modalità rovesciata di narcisismo e di autopromozione universale. In questo commercio di indulgenze, egli si limita a lavorare, sotto la copertura di motivi generici e generosi, per il suo progresso morale individuale.

18 –

È nei termini della teoria dei giochi che è stato congegnato il miscuglio di cooperazione e competizione, informazione e dissimulazione, sottomissione e tradimento, pacificazione e guerra, individualismo forsennato e di ingiunzioni sociali che tessono la presente società imperiale. Il luogo in California in cui questa teoria è stata sviluppata è, non a caso, il luogo stesso in cui sono stati successivamente concepiti tutti i dispositivi cibernetici individuali per i quali essa costituisce il codice fondamentale.. Alla domanda “che cosa applicano le applicazioni?” la risposta è semplice: la teoria dei giochi.

19 –

Gli ideatori della teoria dei giochi, negli anni 50’, alla caffetteria della Rand corporation dove lavoravano, avevano per divertimento quello di dedicarsi a un gioco da società il titolo era “Fuck your buddy!”. “Fuck your buddy” è la morale implicita di tutti i rapporti sociali odierni– affettivi come professionali, di amicizia o commerciali, virtuali o quotidiani. Non vi è nulla di meno ludico che la “gamification” universale. Non vi è nulla, perfino il numero di “amici”, che non sia divenuto terreno di competizione, e dunque la simpatia diviene momento dell’ostilità generale.

20 –

Le finzioni sociali sono per natura efficaci. La finzione antica faceva dell’uomo il proprietario della propria forza lavoro in grado di venderla al proprietario dei mezzi di produzione. Il soggetto umano ne risultava libero persino nella sottomissione e sovrano persino nell’alienazione del suo tempo e delle sue forze. La sua dignità e la sua integrità erano poste in eterno, anche se fossero state calpestate quotidianamente. Era il soggetto dell’umanesimo classico, di cui i giuristi e i militanti non riescono a parlarci senza una fitta di nostalgia, ma di cui non riescono a riconoscere la perfetta obsolescenza in termini di finzione sociale. Oramai prevale la finzione del capitale umano. Il soggetto del capitale umano si definisce come l’aggregazione del suo capitale sociale, del suo capitale salute, del suo capitale relazionale, del suo capitale culturale, del suo capitale capelli, ecc. in nessun caso è il proprietario del capitale che egli è. Egli è il suo capitale sociale, il suo capitale salute, il suo capitale relazionale, il suo capitale culturale, il suo capitale reputazionale, il suo capitale capelli ecc. e non sono cose che egli può affittare, alienare, mettere a disposizione altrui senza perderle nello stesso istante, senza perdere sé stesso. Ne è quindi ancor più geloso. Ma queste non esisterebbero in sé, al di fuori delle interazioni sociali che le rendono possibili, per cui è di grande interesse moltiplicarle il più possibile. Questi capitali sono capitali fondanti, così come ci sono monete fondanti: devono solo essere attivati, intrattenuti, accumulati, venerati, massimizzati, in breve: prodotti in ogni istante e in ogni interazione – braccati dalla loro devalorizzazione. Il soggetto del capitale umano, servitore del capitale più che padrone di sé, imprenditore di sé stesso più che proprietario sereno della sua persona, non conosce dunque che interazioni strategiche di cui si tratta di ottimizzare il risultato. La teoria dei giochi, nella quale nessuna finta, nessuna menzogna, nessun tradimento sono di troppo per arrivare ai propri fini, è la teoria del soggetto di una precarietà assoluta, di un’obsolescenza programmata e di una inconsistenza tale che può essere cancellato al primo passo falso, secondo il volere dei movimenti imprevedibili dell’opinione e dei codici in vigore. I social network hanno coronato la trasformazione antropologica dell’animale umano in un centro di calcolo vuoto, frenetico e angosciato.

21 –

Amante particolarmente gelosa, questa società accoglie come toccante gesto di fedeltà, per lei e i suoi “valori” in putrefazione, ogni tradimento dell’amico, del prossimo, di un parente. Ciò che si profila, dietro il rituale mediatico della confessione pubblica, è una società del tradimento – una società dove il tradimento reciproco, ovvero la sua possibilità onnipresente, funge da nuovo patto sociale. Tutta la parresia che si riversa sul pubblico è pari a quella che non ha luogo nelle relazioni che chiama in causa, e che rinvia, con la sua ruffianeria, alla loro spettralità definitiva.

22 –

L’imperativo di allineamento ideologico richiesto ai cittadini durante l’operazione Covid – seguita dall’operazione Ucraina, dall’operazione clima e dall’operazione Palestina – è stato l’occasione per la sorta di rivolta dei mediocri che accompagna sempre la fascistizzazione delle società.

23 –

Il fascismo ha già vinto quando tutti hanno rinunciato a pensare “l’episodio Covid”. Ognuno ha potuto vedere a cosa valesse la “cultura”, e come tutti questi “intellettuali critici” fossero più attaccati al loro statuto sociale che al loro pensiero. Con il suo mutismo complice, è stata la sinistra zombie a sancire il disprezzo della cultura e dell’intelligenza, ben prima che arrivassero i fascisti a calpestarla.

24 –

Coloro che predicano che vi sia da qualche parte una forza costituita, un movimento sul quale fondare la possibilità di una rivoluzione, o solamente in grado di rispondere ai tentativi governamentali, non fanno che illudersi e illudere, Occupando così il terreno, fanno da schermo alla possibilità che emerga qualcosa di nuovo in grado di afferrare l’(ep)oca e di torcerle il collo.

25 –

La necessità di inventare l’esistenza di un movimento deriva dal fatto che, per un certo numero di miserabili, questa finzione funge da consistenza sociale: ne “farebbero parte”. È in effetti usuale giungere, quando non si sa ciò che si vuole, a voler esistere – e dunque, fatalmente, a fallire, poiché esistere non è una questione di volontà. Qualcuno evidentemente ha creduto che si potesse applicare alla rivoluzione la formula “fake it until you make it”, la quale si addice così bene all’economia delle start up.

26 –

Dato che i social network hanno colto l’essenza dell’esistenza sociale e della valorizzazione che vi si lega, i militanti radicali si sono ciecamente raggruppati in un sotto-settore marginale di questi social, che li ha quasi integralmente sussunti. Ne consegue logicamente l’impossibilità, e il carattere sostanzialmente superfluo, di disporre di un’effettiva strategia. Da quel momento in poi i movimenti sociali sono diventati prima di tutto un supporto per l’esistenza individuale dei militanti sui social media. Se questi movimenti non portano da nessuna parte, se importa così poco che conducano ad una vittoria o ad una sconfitta, è perché compiono già ampiamente questa funzione.

27 –

Per l’attivista, la ragion d’essere dell’azione è relativa solo alle immagini che se ne possono ricavare, e ancor più allo sfruttamento politico di queste immagini, per cui non c’è bisogno di scandalizzarsi per l’aberrazione strategica o il menefreghismo tattico di queste azioni. L’efficacia reale dell’azione rimane al di fuori di sé stessa, negli effetti mediatici collaterali che deve permettere. Da questo punto di vista, un ferito grave non è necessariamente una perdita, e una sconfitta plateale può facilmente trasformarsi in un successo, se per lo meno non si è troppo sensibili alla sofferenza dei martiri.

28 –

Il trionfalismo fuori luogo, seguito dal mutismo sulla sconfitta subita, segna, tra gli attivisti come tra i sindacalisti, una delle forme più perverse che assume, nella sinistra, l’amore della sconfitta. La celebrazione di vittorie inesistenti viene prontamente a mascherare la ritirata finale oppure, il più delle volte, l’assenza completa di strategia. È necessario considerare, senza alcun paradosso, che i veri disfattisti sono coloro che, sempre positivi, non cessano di applaudire e di congratularsi. E che sono coloro che criticano il “movimento” senza compiacersene, a dimostrare più chiaramente il loro rifiuto di essere stupidamente sconfitti, e quindi la loro determinazione a vincere..

29 –

Vi sono coloro che vogliono vincere, e coloro che vogliono essere riconosciuti – vale a dire coloro che considerano come vittoria l’essere riconosciuti. La vittoria vera non si rapporta al nemico, ma alla possibilità, nel susseguirsi di successi tattici, di poter dispiegare i propri progetti. Sempre che se ne abbiano.

30 –

Il modo in cui, all’improvviso, durante il ‘coup du monde’2 di cui il Covid è stato occasione, non è rimasto nessuno a fronteggiare il governo avvalora quest’altra ipotesi: che tutti siano altrove.

31 –

Non vi è alcun privilegio nella coscienza politica. Nessuno si è rivelato più illuso, in questi ultimi anni, di coloro che si credevano ‘politicizzati’. Nessuno è stato più stupido che la gente acculturata. Di certo non è tra la gente politicizzata che bisogna cercare coloro con i quali faremo la rivoluzione –hanno troppo capitale sociale da perdere per evitare di essere stupidi e vili.

32 –

Non avrete più nostre notizie, o solo per errore. Disertiamo il vostro spazio pubblico. Noi passiamo al lato della reale costruzione di forze e di forme. Noi passiamo al lato della cospirazione, al lato del cospirazionismo attivo. We are “exiting the vampire’s castle”. See you on the outside!

33 –

Credere abbastanza a ciò che pensiamo da non dirlo. Credere abbastanza a ciò che facciamo da non intrattenere il pubblico. Lasciare ai cristiani, e ai sinistroidi, il gusto pubblicitario del martire.

34 –

Non ci sarà altro se non ciò che costruiremo. È precisamente per il fatto che non c’è nessuno da salvare che una rivoluzione è necessaria. La questione politica centrale del XXI secolo è di sapere come costituire delle realtà collettive non fondate sul sacrificio.

35 –

“è a partire da qui che vogliamo contribuire a creare, come un fronte d’onda collettivo, le condizioni per un cambiamento culturale etico che ci faccia uscire dalla trappola della coabitazione culturale attuale centrata su relazioni di sfiducia e di controllo, di dominazione e di competizione proprie delle culture patriarcali-matriarcali che intratteniamo praticamente su tutto il pianeta.”

(Humberto Maturana & Ximena Davila, Habitar Umano)

36 –

Coloro che hanno vinto la guerra non hanno che la parola “pace” sulle labbra. Coloro che si sono appropriati di tutto non parlano che di inclusività. Ciò che anima l’ultimo cinismo non è altro da un’ingiunzione alla ‘benevolenza’. Sono persino riusciti nel miracolo di convertire a questi “valori” quasi ogni sinistroide e militante. È così che sono giunti a rimuovere la stessa possibilità di una rivoluzione. In effetti i vincitori sono ben consapevoli che non esiste rivoluzione inclusiva, in quanto essa consiste come minimo nella loro esclusione violenta. Tanto più che non esiste rivoluzione benevola o ecologica – salvo considerare che bruciare palazzi, affrontare forze armate o sabotare grandi infrastrutture non lo sia. “Solo la violenza aiuta laddove la violenza regna” diceva Brecht. La pace, per i vincitori, non è che l’eternità della loro vittoria.

37 –

Gli stronzi usano tutte le ideologie umanitarie possibili per impedire ogni divisione netta in seno all’umanità, la quale sarebbe per loro ovviamente svantaggiosa. Siamo i militanti di un mondo senza stronzi. Questo ci sembra un programma minimale, coerente e soddisfacente.

38 –

Imparare a riconoscere gli stronzi, cominciare ammettendo la loro esistenza, è all’origine della nostra forza: l’analfabetismo e l’indifferenza in questioni etiche sono evidentemente a vantaggio degli stronzi.

39 –

Il Partito si rinforza epurando i suoi elementi opportunisti, nichilisti, scettici, coviddisti, perversi, narcisisti, postmoderni, ecc.

40 –

È possibile comporre un’autentica potenza collettiva soltanto con coloro che non hanno più paura di essere soli.

Di Moses Dobruška, tradotto da https://illwill.com/how-it-all-began


1 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali
2 Letteralmente ‘colpo del mondo’. In italiano si perde la ricchezza semantica che consente un gioco di parole. Infatti, coup – colpo – indica un ‘colpo di stato’ e coupe – coppa – può indicare la ‘coppa del mondo’, nel senso della competizione sportiva, un momento spettacolare di scala mondiale. ‘Coup du monde’ quindi, un colpo di stato su scala mondiale attraverso la spettacolarizzazione dell’evento Covid

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